giovedì 14 aprile 2011

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Conto Multiplo BCC


di Federica Pansadoro

Le Banche di Credito Cooperativo e le Casse Rurali italiane sono 440 in tutta Italia. Sono presenti in circa 2.600 comuni ed in 98 province. La clientela è soprattutto composta da famiglie e da piccole e medie imprese. La prima Cassa Rurale fu quella di Loreggia fondata da Leone Wollemborg nel 1883“per promuovere lo sviluppo economico “.Ad oggi il movimento del Credito Cooperativo vanta 3600 sportelli sparsi per la penisola ed ha raggiunto la terza posizione per patrimonio . La Bcc di Roma fu fondata nel 1956 da 38 cittadini che vollero dar vita ad una cooperativa di credito chiamata Cassa Rurale e Artigiana dell’Agro Romano trasformata poi negli anni 80 nella prima Bcc di Roma.Il primo sportello al pubblico fu posto in un retrobottega dietro una stazione di servizio al 18° km. della Via Casilina . Ora si contano circa 20 mila soci, 1.200 dipendenti e 160 filiali. La Banca di Credito Cooperativo di Roma è un’azienda che opera nel Lazio e in Abruzzo. Ne è Presidente dal 2000 Francesco Liberati, già dipendente della Banca dal 1961 sino alla carica di Direttore Generale. Tra i 20.000 soci sono presenti il Comune di Roma, la Regione Lazio, la Provincia di Roma e la Provincia dell’Aquila, a testimonianza del ruolo territoriale della Banca e della collaborazione sperimentata con la realizzazione di numerosi programmi di sostegno alle imprese e di inclusione finanziaria per le persone bisognose.
Abbiamo incontrato Emanuele Formiconi della Filiale 5 sita in via Lucrezio Caro 65 che ci ha evidenziato , tra le numerose iniziative della banca ,una interessante soluzione per i clienti : il conto “ Multiplo”. Il Multiplo Bcc è un conto modulare, dedicato alle famiglie e alle persone fisiche che, a fronte di un costo fisso mensile comprende servizi appropriati al modulo che il cliente abbina al modulo base. I singoli moduli ognuno ad un prezzo prefissato sono cumulabili liberamente dal richiedente, secondo le sue specifiche necessità.
Il cliente può accostare al prodotto Multiplo BCC Base uno o più dei seguenti moduli:

o Modulo Operatività, che associato al prodotto base genera l’offerta Più;
o Modulo Investimento, che associato al prodotto base o al modulo operatività genera l’offerta Investo o Investo Più;
o Modulo Finanziamento, che associato al prodotto base o al modulo operatività genera l’offerta Credito o Credito Più.
Il costo mensile totale dell’offerta è dato pertanto dal totale del costo dei singoli moduli che il cliente ha deciso di unire.
I prodotti che la clientela può formare, tramite l’abbinamento dei moduli all'apertura del c.c personale, sono i seguenti:

o Multiplo Bcc Base - include la carta di debito e 30 operazioni gratuite al trimestre;
o Multiplo Bcc Più – include la carta di debito, la carta di credito, il servizio home banking e operazioni gratuite illimitate;
o Multiplo Bcc Investo - si aggiungono ai servizi inclusi nel modulo base con un tasso avere piu' alto la carta di credito tipologia “Gold”, il servizio home banking e spese di custodia titoli gratuite;
o Multiplo Bcc Credito - si aggiungono ai servizi inclusi nel modulo base la carta di credito a scelta a saldo o rateale, la carta prepagata e la possibilita' di apertura di mutuo chirografario Specialcredito Multiplo BCC;
o Multiplo Bcc Investo Più -si tratta di un mix delle migliori tra le condizioni dei tre moduli Base, Piu' ed Investo;.
o Multiplo Bcc Credito Più - si tratta di un mix delle migliori tra le condizioni dei tre moduli Base, Piu' e Credito;
o Multiplo Bcc Investo Credito -si tratta di un mix di condizioni dei due moduli Investo e Credito;
o Multiplo Bcc Investo Credito Più - si tratta di un mix delle migliori tra le condizioni dei due moduli Investo Piu' e Credito Piu'.
Questa è il nuovo sistema che BCC di Roma propone alla clientela per fornire servizi base e anche di consulenza a condizioni di costo contenuto, pagando per i soli servizi richiesti espressamente.
Ringraziamo il direttore del tempo dedicatoci e invitiamo i nostri lettori …. perché no........a conoscere il Credito Cooperativo........

Federica Pansadoro


"Messaggio pubblicitario con finalità promozionale”.
Per le condizioni contrattuali del prodotto illustrato e per quanto non espressamente indicato è necessario fare riferimento ai Fogli Informativi che sono a disposizione dei clienti, su supporto cartaceo, presso tutte le Agenzie della nostra Banca e sul sito www.bccroma.it"



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Le mille miglia



Si è svolta dal 6 al 9 maggio 2010 la “mille miglia” ,la gara di auto d epoca tanto cara agli appassionati di questo genere. La particolare competizione partita giovedì 6 maggio alle 19.30 da Brescia , ha avuto come madrina di questa edizione , l ‘ attrice Anna Falchi. Hanno dato il saluto inaugurale le famose campionesse di sci alpino Daniela Merighetti e Elena e Nadia Fanchini con i giovanissimi vincitori del concorso “Io la partenza delle 1000 miglia la immagino così".Tappe dopo Brescia , la città di Bologna e il borgo medievale di Spoleto . I ministri Franco Frattini e Stefania Prestigiacomo hanno iniziato proprio dalla città umbra la loro gara a bordo di una Alfa Romeo Giulietta del 1929. E proprio a Roma alle 20.30 circa del 7 maggio nella splendida cornice di Castel Sant ‘ Angelo, hanno sfilato le 375 autovetture d’ epoca antecedente il 1957 , seguite da un corteo di 130 Ferrari, attese dal presidente della scuderia di Maranello ,Luca Cordero Di Montezemolo . La serata presentata da un’ elegantissima Milly Carlucci ha visto la presenza di tante illustri personalità del mondo dello spettacolo e della cultura . Il giornalista Massimo Giletti e la conduttrice del programma della Rai “Uno Mattina “ Eleonora Daniele , insieme allo stilista Guillermo Mariotto e all’ attrice Barbara De Rossi hanno potuto trascorrere la serata in compagnia di bolidi fiammanti e vetture antiche da ammirare. La gara è ripartita sabato mattina per quel di Brescia ,fermandosi però a Buonconvento nella provincia di Siena. I partecipanti della singolare corsa sono arrivati al traguardo sabato dopo la mezzanotte. L equipaggio numero 28 condotto da Giuliano Canè e Lucia Galliani , ha vinto la Mille Miglia , La loro macchina era una BMW 328 Coupé Mille Miglia che aveva gareggiato già settanta anni fa. Seconda L Alfa Romeo 6 C 1500 Gran Sport guidata da Mark Gessler e Luciano Viaro .Tra i partecipanti sono rimasti soddisfatti del proprio risultato il cantante dei Pink Floyd ,Nick Mason con la sua Frazer Nash Le Mans del 1949 e il leader del gruppo musicale Jamiroquai Jay Kay a bordo di una Maserati A6G del 1955.


Federica Pansadoro











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VAN GOGH IL GENIO OLANDESE

E’ STATA INAUGURATA A ROMA, L’ OTTO OTTOBRE 2010, LA MOSTRA DEDICATA AL PITTORE VINCENT VAN GOGH . NATO A ZUNDERT ,UN PICCOLO COMUNE DELL’OLANDA, IL 30 MARZO DEL 1853,IL GIOVANE VINCENT FU’ INDIRIZZATO ALLE ARTI DALLO ZIO CENT ( 1811-1889) ANTIQUARIO, TANTO DA ISCRIVERSI DOPO DIVERSI VIAGGI E VARI LAVORI ALL ‘ACCADEMIA DI BELLE ARTI DI BRUXELLES. LE SUE MATERIE PREFERITE ERANO LA PROSPETTIVA E L’ANATOMIA CHE APPLICO’NELLE OPERE CON SOGGETTI DÌ CONTADINI CHE LAVORAVANO NELLE MINIERE . IN QUESTO PERIODO CONOBBE ANTHON VAN RAPPARD, ANCHE LUI PITTORE OLANDESE ,CON IL QUALE DIVENNE AMICO. NEL 1881 TORNO’ IN OLANDA ALL’ AJA, DOVE INIZIO’ A RAFFIGURARE UNA SERIE DÌ NATURE MORTE AD OLIO, E SOGGETTI AD ACQUARELLO ,SOTTO LA GUIDA DEL PITTORE MAUVE , CUGINO DELLA MADRE. NEL 1886 SI TRASFERI’ A PARIGI,PER MIGLIORARE LA SUA TECNICA PRESSO LO STUDIO DEL PITTORE FERNARD CORMON , E INIZIO’ A FREQUENTARE ANCHE I PITTORI TOULOUSE LAUTREC E BERNARD. EGLI DIPINGEVA QUELLO CHE VENIVA DAL PROPRIO ANIMO DIFATTI A MANO A MANO LA SUA PITTURA INIZIO’ AD ESSERE PIU’ ACCESA , I TONI SCURI INIZIARONO A DIVENIRE PIU’ CALDI GRAZIE ANCHE ALLA SUA PREDILEZIONE PER L IMPRESSIONISMO DÌ PISARRO E GUILLAUMIN. SI TRASFERI’ AD ARLES , NEL SUD DELLA FRANCIA , DOVE POCO DOPO LO RAGGIUNSE PAUL GAUGUIN . E’ DÌ QUESTO PERIODO IL RITRATTO DÌ VAN GOGH CHE DIPINGE I GIRASOLI CREATO DA GAUGUIN, ANCHE E’ DÌ QUESTO MOMENTO L’ INSORGERE DÌ EPISODI FOLLIA DÌ VAN GOGH. DOPO UNA DISCUSSIONE CON GAUGIN , L’ARTISTA IN PREDA AD ALLUCINAZIONI SI MOZZO’ L ORECCHIO SINISTRO CONSEGNANDOLO POI AD UNA AMICA. FU RICOVERATO IN OSPEDALE DOVE GLI FU DIAGNOSTICATA PSICOSI EPILETTICA CON ATTACCHI DÌ PANICO E ALLUCINAZIONI. LE SUE TELE PERO’ AVEVANO TANTO SUCCESSO E VENIVANO PRESENTATE DAI CRITICI D ARTE AD IMPORTANTI MOSTRE . I SUOI COLORI VIVACI , I PAESAGGI RAFFIGURATI RIMANEVANO IMPRESSI NELL’ ANIMO UMANO QUASI ESPRESSIONI DÌ UNA IDENTITA’ CREATIVA SUPERIORE. IN ULTIMO VENNE PORTATO AD ARLES DOVE, IN PREDA AD UNA ENNESIMA CRISI DÌ FOLLIA, SI SUICIDO’. ERA IL 1890. LA MOSTRA COMPOSTA DA 110 OPERE , UNA SETTANTINA DÌ VAN GOGH E UNA QUARANTINA DÌ PITTORI DEL CALIBRO DÌ PISARRO E GAUGIN , ABBRACCIA LA TEMATICA DELLA DIFFERENZA TRA LA VITA DÌ CITTA’ E QUELLA DÌ CAMPAGNA BEN CONOSCIUTA E QUINDI VISSUTA DALL ‘ARTISTA OLANDESE. L ‘ EVENTO,CURATO DALL ‘ESPERTA CORNELIA HOMBURG E, VISITABILE PRESSO IL COMPLESSO DEL VITTORIANO, TERMINERA’ IL SEI FEBBRAIO 2011.

FEDERICA PANSADORO

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L' estate romana " VINOFORUM "

E’ giunta alla settima edizione la rassegna che presenta le migliori aziende vitivinicole d’Italia e internazionali. L’ evento eno-gastronomico ,che si è svolto, a lungotevere Maresciallo Diaz , nei pressi della Farnesina, dal 28 maggio al 12 giugno 2010, proponeva ben 2500 etichette di vini da tutto il mondo , accompagnati da pregiati cibi italiani. Ben 40.000 sono stati gli ospiti che hanno voluto degustare le prestigiose etichette affiancate da un piacevole sottofondo di musica Jazz. Difatti dal 2009, la rassegna “Jazz festival“supporta Vinoforum, proponendo professionisti, del Jazz e non, che hanno suonato musica di qualità indiscussa. Evento quotidiano principale della rassegna è stata l’ ora dell’ aperitivo, dove giovani intenditori mangiavano squisite tartare di pesce e molluschi, ma anche salumi e formaggi caratteristici dell’ Italia, bevendo anche dell’ottimo vino regionale. Uno spazio è stato dedicato anche ai corsi , istituendo una vera è propria “scuola del vino “ dove si poteva imparare ad avvicinarsi al mondo degli enologi e sommelier ,seguendo proprio i consigli dei professionisti del mestiere presenti ,prima citati . Maestri , i più importanti collaboratori dell’ AIS , Associazione Italiana Sommelier. Anche gli oli italiani hanno avuto il loro riconoscimento, difatti, lo stand a loro dedicato, è stato uno dei più frequentati dal pubblico , specialmente quello dell’ olio extra vergine d’ oliva. Lo spazio per la ristorazione è stata presa d’ assalto per la bontà delle pizze e focacce al rosmarino servite, appena sfornate , il tutto opera di Sandrino’s Fornai Evoluti . Anche lo champagne ha fatto il suo ingresso alla manifestazione , accompagnato da salmoni e tonni affumicati ,ma soprattutto dalle freschissime ostriche , le deliziose bottiglie con le bollicine hanno dato un tocco di eleganza raffinatissima a Vinoforum . Da notare la presenza dal 7 giugno a rassegna conclusa, del “motorhome” del Gruppo Menegalli , la lussuosa navetta messa a disposizione degli ospiti ,con all’ interno un’ ampia gamma di assaggi di salumi e prelibatezze offerte da illustri industrie gastronomiche .

Federica Pansadoro

FINCHE' SANTORO VA ..... LASCIAMOLO ANDARE ....!!!!

Come annunciato da diverse agenzie di stampa ,il giornalista Michele Santoro , presentatore del programma fazioso di sinistra “Anno Zero” lascia la Rai per altre mete . Dopo averci allietato durante l’inverno con un unico motivo , quello di distruggere in qualsiasi occasione il nostro presidente del Consiglio Silvio Berlusconi , invitando spesso e volentieri personaggi fastidiosi quali la escort Patrizia Daddario e valendosi anche dell’aiuto dell’ altro giornalista esponente del partito “Italia dei Valori” Marco Travaglio, Santoro è stato liquidato dall’emittente nazionale con una cifra di milioni di euro . Gli esponenti del PDL ma anche quelli di sinistra hanno attaccato per via della cifra esagerata considerata come buonuscita . Dai vertici Rai si dichiara :” l'accordo consensuale deve essere implementato attraverso contratti applicativi che saranno messi a punto nei prossimi giorni, prevede la realizzazione di nuovi progetti editoriali che verranno realizzati da Michele Santoro nei prossimi due anni''e poi ''continuerà' ad avvalersi della collaborazione di Santoro che, in questo modo, avrà la possibilità di sperimentare nuovi generi televisivi attraverso un ulteriore sviluppo del proprio percorso professionale “. Ancora non si sanno le motivazioni di questo contratto non rinnovato. Il giornalista però da tempo pensava di intraprendere una nuova strada , sperimentando così un percorso differente dall’ essere protagonista indiscusso della politica giornalistica antiberlusconiana del giovedi’ in prima serata . Ultimamente ,aveva fatto scalpore l’invito alla sua trasmissione ,di Morgan , cantante del gruppo Blu Vertigo e giudice della trasmissione di Rai 2 , che scopriva nuovi talenti, “ X Factor ” . L’artista ,escluso dal recente Festival di San Remo a causa delle dichiarazioni fatte ad una testata giornalistica sull’uso personale della cocaina , è stato difeso da Santoro che per l’occasione ha tirato fuori una vecchia intervista degli anni 60, fatta a Sir Paul Mc Cartney, da una emittente televisiva, dove il Beatles diceva di aver fatto uso quattro volte di LSD. Altre puntate di Anno Zero andranno in onda fino al 10 giugno . Chissà quale altra “sorpresa” Santoro o Sant’ Oro ,come l ' hanno soprannominato, ci riserverà prossimamente ?




Federica Pansadoro

IL MOSAICO DI SAN TOMMASO IN FORMIS

Alcune fonti ,documentano la fondazione del complesso monumentale di San Tommaso in formis ,all’ epoca di Gregorio Magno (540-606 d.C.)
Lo scrittore Ottavio Panciroli, attribuisce al complesso, la funzione di aver conservato le reliquie del Santo, ma ,ad oggi non vi è certezza .
La fondazione della Chiesa, è da collocarsi tra il X e l ‘XI secolo .
Secondo alcune fonti ,risulta che il complesso di san Tommaso in formis, veniva considerato un monastero benedettino .Gli studiosi trovarono infatti la presenza di elementi che, ricordavano l' abbazia di Cluny.
La fondazione dell’ordine dei trinitari ,avvenne in Francia attorno al 1193, in seguito ,alla visione di S. Giovanni de Matha : durante la prima messa celebrata a Parigi , alzando l 'ostia gli apparve un angelo sopra l 'altare con una croce a 2 colori, rosso e azzurro: “Medesimamente in croce teneva alla destra un christiano e alla sinistra un moro ,ambidoi incatenati , il che mostrava segno di schiavitudine e di cambiar l ‘uno per l ‘altro” da “ La celeste istituzione del Sacro Ordine della Santissima Trinità della redenzione degli schiavi”. Velletri pp18-19 .La liberazione degli schiavi caduti in mano degli infedeli e la loro detenzione in schiavitù ,erano alcuni dei problemi più sentiti in quel periodo. Con il sopravvento dei musulmani su Gerusalemme (1187) ,si ritenne neessario, in difesa dei prigionieri cristiani, un intervento della Chiesa .
Nel 1204 Innocenzo III bandì la quarta crociata per la liberazione di Gerusalemme .Questa crociata assunse non solo il significato della riconquista dei luoghi santi , ma anche l ‘ impegno della Cristianità a liberare i prigionieri dei musulmani. Il riconoscimento dell’ ordine venne certificato dalla bolla di Innocenzo III.. Giovanni De Matha si occupò sia dei prigionieri malati sia fisici che psichici , proprio nel complesso da lui fondato . Morì a Roma 1213 e fu sepolto nella chiesa di San Tommaso. Nel 1655 due monaci trafugarono la salma e la portarono a Madrid.
IL SIGILLO
Entro una edicola marmorea ,con doppio arco a tutto sesto,sostenuto da lesene e da colonnine aggettanti, è inserito il tondo musivo la cui circonferenza è tangente in alto con la lunetta dell’edicola che ospita la croce rossa e turchina dell’ordine e il grande arco che inquadra l’accesso all’ospedale ; il diametro verticale è occupato da Cristo seduto su un trono senza spalliera con l’intento di sorreggere con la mano destra la mano destra dello schiavo bianco, e, con la sinistra la sinistra dello schiavo moro. Intorno al bordo c è la scritta SIGNUM ORDINIS SANTAE TRINITATIS ET CAPTIVORUM .
Secondo il Panciroli il gesto di Cristo sta a significare " lo riscatto dell’uno e dell’altro quando mancasse il denaro”,quasi come un Cristo Pantocratore .
Risulta coerente, il valore di icona attribuito al signum, in quanto traduzione di una visione ,ovvero di un evento visivo e cioè rappresentabile e di immediata comprensione per i tanti captivi.
La scelta del formato tondo viene affiancato allo scudo, che è l’arma principale di salvezza del soldato. Il Cristo, ha i calzari ai piedi che poggiano su un suppedaneo, tangente al bordo inferiore del trono senza schienale e senza decorazioni. Ha le braccia allargate non solo per alludere alla croce ,ma anche per mostrare l’oggetto delle cure dell’ordine ovvero il fedele prigioniero del pagano,reso tale dalla fede in Cristo e per la libertà del quale ,Cristo stesso si fa garante della liceità dello scambio con un prigioniero “infedele”ovvero un non battezzato. Lo schiavo moro ha sulla mano destra il laccio dei suoi ceppi ,a significare che prima di essere prigioniero dei cristiani ,è prigioniero di se stesso e delle tenebre che lo avvolgono.
Gli autori della nostra opera d’arte ,sono i marmorari romani Jacopo e suo figlio Cosma ,come dimostra la scritta posta sulla cornice “MAGISTER IACOBUS CUM FILIO SUO COSMATO FECIT OHC (SIC) OPUS”. Questa edicola si può paragonare ,con la lunetta del portale destro del duomo di Civita Castellana, anche questa opera dei maestri citati prima .
Il medesimo disegno lo troviamo nel codice Vat. lat. 5407 al foglio 53v. p 99 v (mm 210 x 280 ) fatto dai trinitari di San Tommaso in formis , anche se stilisticamente è differente, nel San Carlino alle quattro fontane ,opera borrominiana del 1594.
Il mosaico, secondo Giulio Cipollone, uno studioso dell' arte musiva , è una “ trasmissione del bello e del bello nella storicità ". Vede l ‘artista come “artifex” con i limiti dovuti alla sua percezione individuale e i limiti imposti dal committente. Nella lunetta dell’ edicola è sita una croce che è coeva , ma venne messa in seguito per rendere più evidente e visibile l’appartenenza di san Tommaso in formis all’ordine dei trinitari .
IL MOSAICO
Le tessere sono di materiale lapideo , di terracotta ,di pasta vitrea e smalto. Secondo una antica tecnica era stato eseguito da tre diversi maestri : il pictor imaginarius ,che , avuta l’idea della composizione ,eseguiva il disegno, il parietarius,che riportava e adattava il disegno sul muro, il musivarius, che disponeva in modo vario ,su uno strato di cemento le tessere,per ricavarne i migliori effetti di luce.
La circonferenza più interna ,consiste in un giro di una sola tessera di colore scuro; la seconda ,di un giro di due tessere di color rosso; per la parte più in alto del mosaico, in corrispondenza della croce sull’asta del Bianco sin verso il capo del Moro; il resto è realizzato da tre tessere. La terza circonferenza in marmo è modulata in quattro sbalzi che alzavano,verso l’esterno di 15 mm ;la quarta circonferenza consiste in una fascia di mosaico blu che contiene la legenda emblematica.
L’intero mosaico poggia su di un piano perpendicolare ,e, questo è interamente ricoperto da tessere di pasta vitrea dorata dome le lettere della leggenda .Sono di pasta vitrea: il mantello di Cristo , il corpo del Moro, il fondo della leggenda e i chiaroscuri.
Tessere lapidee : rosa e bianco del panneggio di cristo , incarnati del Bianco e del Cristo Tessere di cotto :passaggi cromatici di luci e ombre della tunica di Cristo .L ‘opera pare sia stata realizzata in “6 giornate”.A “livello figurativo” seguiamo il movimento dall’alto verso il basso e da sinistra a destra .

LE FIGURE
Il Cristo è più grande, rispetto agli schiavi in proporzione di uno a tre . Ha una fluente chioma con una leggera riga centrale . Le pupille degli occhi sono formate da tessere più grandi e sono rivolte verso sinistra .Il naso affilato e la barba ,folta, ricopre il viso incorniciandolo. Il mantello, scende dalle spalle ricoprendo la spalla destra e il braccio destro sino al gomito, mentre dall’alto lato,ricopre la spalla e il braccio sinistro fino al polso ,per scendere ,seguendo il lato sinistro ,sulla vita e terminare a coprire la gamba destra. La tunica che incornicia il collo, è senza adorni ,e, su essa scorre una stola dorata lunga fino ai piedi .I piedi sono calzati da sandali
Lo schiavo Bianco
Il suo viso è posto di profilo a ¾ voltato verso sinistra. .Il naso e gli occhi sono ben delineati, il corpo è ignudo con un panno che cinge la sua vita, dal bacino fino alle ginocchia. Impugna una croce di colore scuro con la mano sinistra. Le caviglie sono avvinte da ferri ma questi sono spezzati. I piedi sono scalzi.
Lo schiavo Moro
Questa figura è di colore molto scuro . Ha i capelli ricci ,il corpo ignudo ,con un panno che lo copre dal bacino alle ginocchia .Ha una corporatura più solida e massiccia rispetto al Bianco . L’altezza è uguale per entrambi. Ha alle caviglie due ferri chiusi , i piedi sono scalzi.
Il messaggio che si voleva trasmettere è arrivato alla folla di fedeli ,acquistando ,con il tempo un valore universale e cioè che attraverso il Cristo ,l’umanità in tutte le sue razze può raggiungere la salvezza e la liberazione dai ceppi del peccato.

Federica Pansadoro

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Yorkshire terrier

E’ una delle razze canine più diffusa nella nostre case ! Amico fedele e simpatico, ci dona affetto e allegria insieme ad un tocco di creativa giocosità. Il nome della razza deriva dall’ omonima contea inglese dove nacquero i primi allevamenti. Gli esemplari, iniziarono a diffondersi all’ inizio del 800 come cani utilizzati per cacciare i topi dalle miniere di carbone, e per salvare sempre all’ interno di esse, i minatori in difficoltà. Hanno un pelo, di solito, argenteo non tanto lungo , setoso , orecchie a forma di V ,occhi scuri e un nasetto- tartufo ,nero. La dentatura è bianca con chiusura a forbice pressoché perfetta .Per un esemplare con pedigree, il peso non supera i quattro chili. Ama la vita casalinga e difende tutti i componenti della famiglia durante la presenza di estranei nel suo entourage . Si destreggia in corse e acrobazie sui divani e poltrone, amando dormire tra cuscini e coperte perché calde. Il loro cibo preferito è composto soprattutto da carne , preferibilmente bianca insieme a riso ,senza amido, e verdure , quali carote lessate e zucchine. Una buona alimentazione aiuta l’ animale anche a mantenere forte la dentatura e il pelo ad essere lucidissimo. Si consiglia durante il periodo invernale ,l’ uso di un cappottino di lana per evitare malattie da raffreddamento. Il carattere del cane è complesso e andrebbe analizzato a seconda di ciascun esemplare ma nella maggior parte troviamo un comportamento vivace , intelligente , è gran camminatore ed e’ capace di sopportare la solitudine di qualche ora durante il giorno. Sa’ anche essere un eccellente guardiano della nostra dimora ,abbaiando fortemente quando, secondo loro, avvertono il pericolo. Difatti essendo molto diffidenti, concedono la loro fiducia solo dopo una profonda conoscenza della persona. Insomma, un piccolo simpatico amico da coccolare ed essere fieri di avere. Lo Yorkshire, vanta in tutto il mondo un gruppo di numerosissimi ammiratori grazie alla sua capacità di essere compagnone e leale.



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Villa Mazzanti e il suo parco

La costruzione svetta nella parte orientale di Monte Mario, il più alto monte, fra i colli della zona della Farnesina. La villa risale al XIX secolo ed è stata progettata dall’ingegner Lucio Mazzanti ,sulle rovine di un vecchio edificio appartenuto alla nobile famiglia Barberini. Per arrivarci bisogna camminare attraverso sentieri tortuosi ,che partono dall’ entrata in via Gomenizza ,o valersi di una scalinata posta a lato. Il casino nobile, è sito in una piazzuola ed è adornato da sedici fontane che ,sono disposte lungo i sentieri e che ci regalano, ancor oggi, dei meravigliosi giochi d ‘acqua ,dal giardino all’inglese e da un laghetto artificiale con in mezzo una capanna rustica, edificata in stile nord Europa. La villa è suddivisa in tre piani e ci sono dodici ambienti. Da mettere in risalto la panoramica loggia architravata, dove si può ammirare la cupola di San Pietro e Roma dall’alto. Sulla balconata spiccano sei colonne con capitelli corinzi in cotto e i disegni a tempera, di autore ignoto ,raffiguranti una serra con piante mediterranee ed esotiche ,ma anche esemplari vegetali frutto di fantasia. Questo luogo ora è protetto da vetrate, proprio per salvaguardare l’opera pittorica murale. I sostegni in vetro sono stati posti a seguito di un restauro del 1993. L’ esterno della villa è di intonaco finto bugnato, arricchito da figure allegoriche ,eseguite con la tecnica del semi fresco ,che ricordano quelle dipinte da Giulio Romano e Giovanni da Udine nella vicina Villa Madama. Il giardino che circonda la villa Mazzanti, si estende per quattro ettari . Si possono trovare ,attorno alla signorile abitazione ,aiuole e roseti , e nel resto, un bosco composto nella maggioranza da noccioleti, lecci, tigli ,oleandri e da varietà di palme e piante tropicali. Anche le specie animali sono molteplici .Tantissimi uccelli quali il falco ,l’ airone e l’upupa sorvolano i visitatori , che incontreranno, inoltre, i roditori come il moscardino e il topo selvatico. Durante l’ anno si organizzano visite notturne per studiare il comportamento di alcuni insetti. La villa con il parco, nel 1967 divenne di proprietà del Comune di Roma . Ora è sede di un ente del Comune che si occupa delle oasi verdi protette della regione Lazio. La riserva, è aperta al pubblico ,difatti nella parte inferiore , è stata costituita un area giochi dove anche i bambini possono divertirsi e fare passeggiate ammirando le bellezze proposte dal luogo.

Federica Pansadoro
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PASTICCERIA GUIDI XVII CIRCOSCRIZIONE NEGOZIO D EPOCA

Tra i numerosi negozi d’ epoca della XVII circoscrizione ,spicca per simpatia e gentilezza dei proprietari ,la pasticceria Guidi. Sita in via Marcantonio Bragadin  90, l ‘attività gestita dal cordiale proprietario Vincenzo con  la moglie Patrizia , ricorda molto le famose botteghe artigianali di una volta. Nei primi anni 70 dove ora sorge la pasticceria vi era un piccolo laboratorio dolciario di nome Lori . Con il passare del tempo fu rilevato dal signor Vincenzo che nel 1990 decise di espandersi prendendo anche i locali limitrofi. Ora troviamo una vera e autentica gestione familiare , le figlie del proprietario Carla e Doriana accolgono la loro affezionata clientela che da anni frequenta il negozio. Non da meno la banchista ,rumena di Bacau, Maria che con i suoi 22 anni socializza e da un tocco di internazionalità . Il signor Vincenzo originario di Montecarlo in provincia di Lucca è stato da sempre amante dell’arte pasticcera ma anche la sua sorella ha una pasticceria nei pressi di San Pietro a Via Ottaviano , una passione di famiglia !!!  Specialità della pasticceria sono naturalmente i dolci ma non mancano le pizzette e i pan brioche ,su ordinazione, per i grandi eventi. Molto buoni sono i mont blanc e soprattutto le cassate siciliane , ricoperte di una consistente glassa guarnita con frutta candita. Durante il periodo invernale ed in particolare per tutte le feste natalizie sono soliti preparare panettoni e pandori sia semplici che farciti e decorati con soggetti di zucchero , cioccolato e marzapane. Nel periodo estivo c’ è invece del buon gelato , nei vari gusti che spaziano dalle creme fino alla fresca frutta. Di domenica,ma anche nei giorni feriali, la pasticceria ha una numerosa clientela mattutina : i cornetti caldi appena sfornati deliziano i palati di giovani e anziani del quartiere . Il saccottino con crema di mandorle , i cornetti con cioccolato bianco e nero e l’ integrale con il cuore di miele sono solo degli esempi delle prelibatezze della pasticceria … un invito quindi a provare le loro golosità.

Federica Pansadoro

ROMA SPOSA . FIERA DÌ ROMA

IL CALENDARIO DELLA FIERA DI ROMA E’ STATO INAGURATO IERI GIOVEDI’ 13 GENNAIO 2011 CON LA RASSEGNA ROMA SPOSA ,LA FIERA ,DEDICATA ,AI GIOVANI FIDANZATI ,FUTURI SPOSI, PER GLI ESPERTI DEL SETTORE .QUESTO EVENTO E’ STATO ANTICIPATO DA ANTEPRIMA ROMA SPOSA , MOSTRA DI MINOR SPESSORE MA UGUALMENTE BEN RIUSCITA, SEMPRE DEDICATA AL MATRIMONIO. VERRANNO PRESENTATE TUTTE LE SOLUZIONI PER TRASCORRERE AL MEGLIO LA GIORNATA DEL SI DALLE SFILATE DI ABITI DA SPOSO E DA SPOSA , AL CATERING ,I FOTOGRAFI MA SOPRATTUTTO I VIAGGI . DA QUALCHE ANNO VA DÌ MODA INGLOBARE ALLA LISTA DÌ NOZZE UN VIAGGIO , REGALO GRADITISSIMO PER CHI AMA SCOPRIRE PARTI DEL MONDO BELLISSIME E TRASCORRERE MOMENTI ROMANTICI CON LA PROPRIA META’. INVITANTI STAND PRESENTANO LE LOCATION DOVE OFFRIRE UN PARTY DOPO IL MATRIMONIO , FOTO DI VILLE E LUSSUOSI RISTORANTI SARANNO MOSTRATE AI VISITATORI … UNA SCELTA IMBARAZZANTE PER VIA DELLE TANTE POSSIBILITA’SUGGERITE !!! ANCHE I FIORI HANNO LA LORO IMPORTANZA , ADDOBBI E SOPRATTUTTO IL BOUQUET DELLA SPOSA RENDERANNO COLORATA E PROFUMATA LA GIORNATA NUZIALE ; LE AMICHE DELLA SPOSA NUBILI ATTENDERANNO IL LANCIO DEL BOUQUET ,DÌ BUON AUSPICIO, NELLA SPERANZA DI PROSSIMO LORO FUTURO MATRIMONIO. AMPIO SPAZIO E’ STATO DATO AL SETTORE DELLE BOMBONIERE. VARIOPINTI SACCHETTI E SCATOLINE DALLE FORME DIVERSE ,DA AGGIUNGERSI AD UN OGGETTINO D’ ARGENTO ,DÌ CRISTALLO O DÌ PORCELLANA SARANNO REGALATI AI PARTECIPANTI ALLE NOZZE COME RICORDO DEGLI SPOSI. LA MOSTRA E’ STATA VISITATA NEGLI ANNI PASSATI DA OLTRE CINQUANTAMILA PERSONE E ANCHE QUEST’ANNO AVRA’ SICURAMENTE UNA NUMEROSA AFFLUENZA, GRAZIE ANCHE ALLE NOVITA’ DEGLI ESPOSITORI , AI SERVIZI INNOVATIVI “CHIAVI IN MANO “ E AI PACCHETTI FINANZIARI DEDICATI AGLI SPOSI DALLE BANCHE PRESENTI . VERRANNO OFFERTI ANCHE GADGET E DEGUSTAZIONI , E UN APERITIVO AL COSTO DI 3 EURO.ROMA SPOSA TERMINERA’ LUNEDI’ 17 GENNAIO.

Federica Pansadoro

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La vera storia di San Valentino

di Federica Pansadoro

Innamorati e innamorate del mondo , è giunta la vostra ricorrenza ;la festa di San Valentino ,celebrata il 14 febbraio. Business o romanticismo ? Certo che ogni anno fiorai , gioiellieri e le grandi firme aumentano le vendite della loro merce nella settimana della celebrazione. Ma ... chi è San Valentino ? Vescovo di Terni , succeduto a San Pellegrino e San Antimo , fratello dei Santi Cosma e Damiano , fu onorato per il suo onesto e devoto stile di vita.Gli si attribuirono molteplici miracoli come la guarigione del figlio dell’oratore greco e latino Cratone , infermo da tanti anni. Di seguito converti’ numerosi studiosi greci e la famiglia dello stesso Cratone al cattolicesimo. Imprigionato durante il regno di Aureliano,perché cristiano ,per ordine del soldato Furius Placidus, fu decapitato all’età di 98 anni , il giorno 14 febbraio 273.Durante la notte fu trasportato a Terni , sua città natale, dai suoi discepoli e seppellito vicino al centro della città su di un colle al miglio 63 della via Flaminia. Dopo l’Editto di Milano del 313 , dove si concedeva ai cristiani la libertà di culto , fu costruita ,a Terni, una Basilica proprio sul colle,che era inoltre stato utilizzato, per tanto tempo ,come area cimiteriale dai pagani .Nel primo decennio del 1600 ,la Basilica fu’ riedificata, e, proprio nel 1605, durante gli scavi , sotto il Coro, vennero trovate le ossa del Santo . Lupercalia era una festa romana che si celebrava , il 15 febbraio , in onore del dio Luperco , protettore del bestiame ovino e caprino dall’attacco dei lupi,quindi della fertilità. La Chiesa cristianizzo’ l’evento , anticipando di un giorno e onorando la figura di San Valentino , morto appunto il 14 febbraio . Si narra inoltre che il Santo era solito regalare alla giovani coppie di fidanzati , come augurio di una felice unione , dei fiori , in particolare , delle rose;un’ altra dimostrazione delle qualità di quest’uomo, ambasciatore dell ‘amore verso Dio e divulgatore della propria Fede. Ecco perché ancor oggi gli innamorati ricordano con devozione e affetto il Santo. Tante storie felici , tanti anni passati in coppia a compiere il cammino d’amore insieme ,ma non a tutti è capitata la stessa sorte. Per alcune persone, l’amore è stata illusione, e a questo è rimasto un ricordo di parole, dette al momento e non confermate nel tempo, o un oggetto , regalato magari proprio per la festa di San Valentino di cui a volte si sbarazzano .Ma …. si puo’ vivere senza l’amore ? L’amore per la maggior parte delle persone è tutto , l ‘amore è Dio nelle sue differenti raffigurazioni . L’uomo cerca amore perché Dio è amore. E allora… non dimentichiamoci mai di amare …






Federica Pansadoro


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Basilica di Sant Ignazio di Loyola

La basilica si trova nel rione Campo Marzio e fu edificata nel 1626 al posto della Chiesa dell' Annunziata la quale,essendo vicina al Collegio Romano, e quindi, frequentata dagli studenti universitari,era divenuta poco capiente.Il Cardinale Ludovico Ludovisi , volle dar vita a questa chiesa cercando di coinvolgere differenti architetti quali Girolamo Rainaldi e Domenichino ma , ultimamente si è appurato che il progetto fu di padre Orazio Grassi , un gesuita della confraternita , matematico e astronomo oltre che architetto .
Tre porte caratterizzano la facciata della chiesa ,e ognuna di esse è sormontata da timpani, abbelliti da eleganti festoni. Da rilevare le colonne della facciata con i capitelli, di ordine corinzio. Nella parte superiore , sopra la porta principale , la piu' grande, è stato posto un grande finestrone e delle volute ai lati estremi , simili a quelle poste a Firenze in Santa Maria Novella, dall'architetto Leon Battista Alberti. In stile barocco, l ' interno della Chiesa presenta una pianta a croce latina con tre cappelle per lato.
Andrea Pozzo anche lui gesuita , dipinse la Gloria di Sant'Ignazio , affresco posto sulla volta , un ' illusione ottica,di cui il padre era maestro.
Posto a terra un cerchio d'oro , punto di osservazione per i fedeli che visitano la Chiesa, dove si puo' immaginare una seconda Chiesa che si sovrappone a quella reale, attraverso un gioco di colonne e archi. Sopra l'altare invece, Andrea Pozzo volle ideare una falsa cupola , realizzata al posto di una vera costruzione ,perchè si narra che le persone che abitavano vicino alla basilica ,desideravano piu' illuminazione nelle case antistanti, altrimenti diminuita dalla costruzione di una cupola. Da attribuirsi a padre Pozzo anche due altari ,dove sono conservati in apposite urne, le reliquie, a destra di San Luigi Gonzaga e, a sinistra di Giovanni Berchmans.
Sempre a destra troviamo la cappella Ludovisi con la tomba di Gregorio XV e,le statue in stucco ,create da Camillo Rusconi, che impersonano le Virtu'.Sempre il Rusconi
realizzo' l' imponente statua in gesso dedicata a Sant'Ignazio, posta a sinistra , vicino all 'entrata della sacrestia.Altro elemento che caratterizza la Chiesa è l acustica ,difatti la basilica è provvista di un organo datato 1935, e ,costruito dalla rinomata Pontificia Fabbrica d 'organi Tamburini, con il quale sono stati eseguiti numerosi concerti d'organo ,ai quali hanno partecipato numerose personalità romane.L'organista romano Ferdinando Germani,famoso artista del 900 ha eseguito per diverse volte ,in questa sede, l 'opera omnia per organo, di Johann Sebastian Bach . Diversi gesuiti, tra i quali Luigi Gonzaga e Roberto Bellarmino, sono sepolti all 'interno della Chiesa ; anche il docente della Pontificia Università Gregoriana Fra Felice Cappello morto nel 1962 , famoso anche per essere il Confessore di Roma è sepolto in Sant Ignazio ed è in corso per lui il processo di beatificazione.

Federica Pansadoro

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San Crisogono: un gioiello nel cuore di Trastevere

L’antica chiesa di San Crisogono, nel rione Trastevere di Roma, a via San Gallicano, è un esempio di cultura e religione da contemplare, nel descrivere una parte della bellezza e la storia spirituale della capitale d’Italia. I rilevamenti archeologici hanno fatto approfondire l’intera area dove ora sorge la basilica, portando alla luce numerosi reperti risalenti alla casa di San Crisogono, posta proprio in quella zona.
La chiesa, di epoca costantiniana, presenta una sola navata e delle vasche che riconducono alla costruzione precedente, si presume una fullonica (luogo dove venivano tinti e lavati i tessuti). Per volere del cardinale Scipione Borghese, nel 1626, la basilica fu ricostruita e, per dirigere i lavori, venne chiamato l’architetto Giovanni Battista Soria. Ad oggi la facciata si propone con un portico con quattro colonne, in granito grigio e rosa, e sulla parte superiore aquile e draghi, simboli della famiglia Borghese. Sul lato destro spicca un campanile di epoca romanica (1124), alto 45 metri con la base di metri 8x8 che fu restaurato nel 1623. L’interno dell’attuale chiesa presenta tre navate, divise da colonne di granito grigio e rosa, ed un pavimento musivo opera dei marmorari romani della famiglia di Cosma, tra i più belli e meglio conservati di Roma. Il soffitto è dorato a lacunari sagomati, in stile barocco, e presenta nel centro la Gloria di San Crisogono, copia dell’opera del pittore Guercino, venduta nel XIX ad un signore inglese.
Nella navata destra, oltre alla Cappella delle reliquie, è stata posta, nel 1954, un’edicola dedicata alla Madonna del Buon Respiro e la Cappella del SS. Sacramento o Cappella Poli, ristrutturata dal Bernini tra il 1677 e il 1680. L’altare maggiore, che presenta alcuni elementi dell’antecedente chiesa del XII secolo, custodisce i resti del martire San Crisogono.
Sulla navata di sinistra troviamo posta un’edicola, disegnata dal Del Vecchio nel 1982, e la Cappella dedicata alla Beata Anna Maria Taigi (1769-1837), sposa devota e madre esemplare. Dalla sacrestia si scende nei sotterranei della Chiesa, che conservano tuttora il titulus Crisogoni, cioè una tabella che indicava un luogo di riunione e di preghiera per i cristiani.
San Crisogono, vescovo originario di Aquileia, venne prima imprigionato poi decapitato durate il regno dell’imperatore romano Diocleziano, il 23 novembre di un anno tra il 303 e il 305. Il suo corpo venne ritrovato da un sacerdote, padre Zoilo, che di seguito lo seppellì. Successivamente il corpo fu inumato a Zara città della Croazia. La Chiesa cattolica di rito romano celebra la memoria del Santo il 24 novembre, giorno successivo alla sua morte, differenziandosi da quella di rito greco che invece lo ricorda il 16 aprile.

Federica Pansadoro

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Palazzo Farnese: lo splendore del Rinascimento romano

Più di 90mila visitatori in tre mesi all’esposizione all’interno dell’ambasciata di FranciaHa riscosso un grande successo di pubblico la mostra Dalle collezioni rinascimentali ad ambasciata di Francia, inaugurata nel dicembre 2010 alla presenza di grandi personalità del mondo dei beni culturali e di importanti politici. Ad oggi, infatti, essa conta un’affluenza di più 90mila visitatori.
L’evento è curato dal Professor Francesco Buranelli, Segretario della Pontificia Commissione per i Beni culturali della Chiesa, e dall’Architetto Roberto Cecchi, Segretario generale del Ministero per i Beni e le Attività culturali. L’esposizione presenta una preziosa raccolta di opere d’arte iniziata da papa Paolo III Farnese, e continuata da suo nipote, il cardinale Alessandro Farnese. Nel 1587 la moglie di Ottavio Farnese, Margherita d’Austria, volle con la sua eredità contribuire alla collezione, arricchendola con preziose opere appartenute in precedenza a Lorenzo de’ Medici. I capolavori esposti sono 150 e provengono dalle prestigiose pinacoteche di Parma e Bologna, ma anche dal museo di Capodimonte.
Il palazzo fu progettato da Antonio da Sangallo il Giovane, collaboratore di Raffaello nella realizzazione della basilica di San Pietro e nipote di famosi architetti, il quale disegnò questo grande edificio quadrato, chiamato il “dado Farnese”, atto ad ospitare Pierluigi e Ranuccio, i figli del futuro Papa. Nel 1514 iniziarono i lavori, sospesi durante il Sacco di Roma del 1527. In seguito il figlio più piccolo, Ranuccio, mori e il Sangallo fu costretto a modificare il progetto adibendo la costruzione a dimora papale. Venne aggiunta una piazza pavimentata con dei mattoni, arricchita in seguito con due fontane aventi delle vasche di granito egiziano, provenienti dalle terme di Caracalla. La facciata principale, in laterizio e travertino, costruita tra il 1514 e il 1534, è lunga 57 metri e alta 29, e si presenta come imponente ed austera. Fu terminata nel 1546 da Michelangelo il quale rialzando l’ultimo piano, aggiunse, un cornicione ornato con dei gigli di Firenze. Disegnò anche una nuova finestra per il balcone centrale e lo stemma del Papa. La morte del pontefice interruppe nuovamente i lavori nel 1549, che furono poi ripresi dal nipote dello stesso e seguiti professionalmente dal Vignola.
L’esposizione inizia dal piano terra, attraversando il giardino e il cortile, fino a giungere al piano nobile, dove per l’occasione sono stati ricollocati mobili e arredi del passato. Tra le opere più apprezzate citiamo la statua di Atlante e quella dei Daci prigionieri, poste ai lati della sala degli Imperatori e Filosofi, e lo studiolo proveniente dal Museo di Ecouen, mobile rinascimentale utilizzato per conservare le monete. La sala dei fasti Farnesiani, ora studio dell’ambasciatore di Francia, presenta un soffitto dipinto da Francesco Salviati nel 1552 con scene di gesta di condottieri Farnese e la rappresentazione della pace di Nizza tra Carlo V e Francesco I nel 1538. Nel cortile, infine, sono stati riproposti grazie all’aiuto della tecnologia le imponenti figure del Toro Farnese, dell’Ercole latino e dell’Ercole Farnese. Tutta la realizzazione è stata eseguita in collaborazione con l’ambasciata di Francia che da tempo ha la sua sede nel palazzo.

Federica Pansadoro
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Chiesa della Maddalena: lo splendore del barocco

Originariamente costruita sulle basi della cappella appartenuta all’Arciconfraternita del Gonfalone, la Chiesa della Maddalena, è situata nell’omonima piazza, nel rione Colonna nel centro storico di Roma. Questo tempio è già ricordato nel catalogo di Torino del 1320, mentre nel 1586 Camillo de Lellis, fondatore dell’ordine dei Ministri degli Infermi, volle inglobare le case antistanti la chiesa, per dar luogo ad un monastero, che ospitasse la comunità religiosa.
L’architettura interna, in stile tardo barocco, fu curata in particolare dall’architetto Giovan Battista De Rossi e da Carlo Fontana. Nel 1673 il Fontana elaborò un nuovo disegno della Chiesa, ma poté solo realizzare il “Cappellone della Croce”, posto a sinistra della cupola, differenziandosi, da quello di destra e dal sottarco absidale, per le differenti decorazioni. A sinistra troviamo la Cappella dedicata a San Nicola di Bari che fu riccamente ornata, a differenza di quella a destra, dedicata a San Camillo De Lellis. L’altare marmoreo fu progettato e realizzato dall’architetto De Rossi, con l’aiuto, nella parte finale, di Carlo Francesco Bizzaccheri.
La cappella dell’altare maggiore presenta il catino absidale affrescato (Gesù con a destra una Maddalena dai capelli biondi) e una tavola sopra l’altare con la Maddalena in preghiera. La facciata fu realizzata in seguito dall’architetto Giuseppe Sardi nel 1735. Volle ideare quattro nicchie con i Santi Camillo de Lellis e Filippo Neri, nella parte inferiore, e Santa Maria Maddalena e Santa Marta in quella superiore. Le statue in marmo inferiori furono opera di Paolo Campana, quelle superiori di Joseph Canard. Tutte le decorazioni che troviamo sono in stile rococò. Anche all’interno della Chiesa furono eseguiti dei decori: da rilevare quelli della cantoria e della sagrestia. La cantoria, opera di Domenico Barbiani, fu realizzata tra il 1728 e il 1736. Furono collocate quattro statue di legno laccato bianco, tra cui due poste vicino all’organo, nella parte superiore, raffiguranti la Fede e la Religione vicino a quattro angeli alati e, nella parte inferiore, la Speranza e la Carità. Altro ambiente di notevole bellezza è la già citata sacrestia: all’interno del luogo troviamo sei credenzoni di finto alabastro, e la volta, dipinta da Gerolamo Pesce, con la raffigurazione della Madonna che accoglie il Santo Padre Nostro, ovvero la gloria di San Camillo de Lellis e San Filippo Neri.
L’interno presenta tre finestre ripetute nella parete di fronte con l’uso del trompe d’oil. Nel 1987 il Genio Civile intervenne sulla facciata, con la consulenza artistica del professor Borsi. La facciata ha subito un rifacimento della parte summittale, sul timpano e i torcioni, a seguito di cadute di intonaco. La facciata, ancor oggi, richiede un intervento di consolidamento e restauro. All’interno, la Chiesa soffre di problemi di umidità, in particolare di quella ascendente che ha portato un evidente degrado degli apparati decorativi, a pitture e marmo.

Federica Pansadoro


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Van Gogh: boom di visite al Vittoriano

Grande affluenza di pubblico per Van Gogh durante il “ponte” di Ognissanti. Quasi seimila persone hanno ammirato le opere del pittore olandese esposte al Vittoriano di Roma. Ad oggi si contano più di centomila visitatori dall’8 ottobre 2010, giornata inaugurale dell’esposizione. Questi dati di numeroso afflusso saranno sicuramente evidenziati dalla curatrice Cornelia Homburg, nota studiosa del pittore e ricercatrice in ambito internazionale, che, con lavoro certosino, decise tre anni orsono di allestire una raccolta dei quadri del maestro, quasi una mostra antologica con lo scopo precipuo di raccontare, attraverso i dipinti, lo svolgersi della vita travagliata dell’artista, sia in campagna che in città.
I quadri di Van Gogh, presi in prestito dai musei più importanti del mondo, tra cui il Van Gogh Museum di Amsterdam, il Museum of Modern Art di New York, il Museè du Louvre di Parigi, la National Gallery of Canada, e da collezioni private, sono circa settanta, scelti tra tele e disegni su carta; a tali capolavori si aggiungono una quarantina di opere di altri pittori dell’epoca, come Gauguin, Pissarro e Millet.
Da un’analisi delle tele, si ripercorre la vita artistica di Vincent Van Gogh, segnata da problemi fisici e psichici, emersi durante gli anni. Nato il 30 marzo 1853 a Zundert, piccolo comune dell’Olanda, situato nella provincia del Brabante Settentrionale, Van Gogh fu indirizzato alle arti dallo zio paterno che aveva il suo stesso nome ed era un antiquario. Si iscrisse all’Accademia di belle arti di Bruxelles, perfezionando le tecniche della prospettiva e dell’anatomia delle figure. Nell’artista era presente una personalità complessa dove sussistevano diverse realtà che Van Gogh cercò di trasfondere ed amalgamare nei suoi quadri. Si rileva nelle tele l’amore per il mondo “povero ma onesto” della campagna. A questa visione bucolica, si aggiunge quella derivante dal soggiorno del pittore a Parigi, dove Van Gogh iniziò a frequentare colleghi impressionisti e puntinisti che lo portarono ad abbandonare i colori cupi degli anni precedenti, privilegiando colori dalle tonalità chiare e dalla pennellata vigorosa. Di questo periodo sono i quadri Orti a Montmartre e Strada con sottopassaggio. In seguito Van Gogh si trasferì ad Arles, per sfuggire alla caotica vita parigina e, nella pace di questa piccola città, creò opere dove veniva fusa la prima esperienza maturata in Olanda e quella di Parigi. I quadri Albicocchi in fiore e il ritratto eseguito da Paul Gauguin a Van Gogh che creava la famosa opera I girasoli, si datano 1887-1888. In quel momento si manifestò l’acme della follia del genio olandese che, dopo una furibonda discussione con Gauguin, si mozzò l’orecchio sinistro. Soffrì ancora diverse crisi epilettiche e, per guarire da questa malattia, fu mandato prima a Saint Remy e poi a Auvers Sur Oise. Era il 27 luglio 1890 quando, mentre si trovava in un campo di grano per disegnare, il pittore si sparò al petto. Tornò poi a casa e morì per soffocamento due giorni dopo.
Alla mostra del Vittoriano troveremo tantissimi tra i suoi più apprezzati capolavori: non i classici girasoli o le nature morte, come evidenziato dalla curatrice, ma una scelta di tele dove l’autore ha dipinto quello che i suoi estimatori amavano ammirare: la vita quotidiana vista con i suoi occhi. L’evento terminerà il 6 febbraio 2011.

Federica  Pansadoro
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Artemisia Gentileschi: il grande talento del ’600

Nata a Roma l’8 luglio 1593, Artemisia Gentileschi fu la pittrice più conosciuta e apprezzata della sua epoca. Orazio, padre di Artemisia, artista ed esponente romano del caravaggismo, volle introdurre tutti i suoi figli all’arte pittorica, accorgendosi, però, ben presto delle straordinarie doti di Artemisia rispetto ai fratelli. La prima opera importante della ragazza, all’epoca diciassettenne, è il quadro Susanna e i vecchioni, dove la protagonista Susanna, giovane moglie, viene sorpresa, mentre era in un bagno, da due amici del marito, anziani, i quali la sottopongono a ricatto sessuale.
Il quadro precede l’accaduta violenza sessuale, subita da Artemisia, da parte del pittore toscano Agostino Tassi, nel 1612. Questa triste vicenda porterà il padre Orazio a sporgere denuncia nei confronti del Tassi con conseguente processo. Il Tassi fu condannato ad una pena non troppo rilevante. Durante il periodo del processo Artemisia dipinse Giuditta che decapita Oloferne esprimendo tutta la sua rabbia per la terribile esperienza subita.
Nel 1613 sposa un pittore fiorentino, Pierantonio Stiattesi, insieme al quale si trasferì a Firenze, dove la giovane artista frequentò l’Accademia del Disegno. A questo periodo appartiene La Maddalena penitente, quadro conservato ora nella Galleria Palatina di Palazzo Pitti a Firenze. Iniziò a essere conosciuta e poi apprezzata anche dalla famiglia aristocratica dei Medici e dai pittori Buonarroti il giovane e Cristofaro Allori. Nonostante il successo e gli ottimi guadagni, ebbe dei guai con alcuni creditori e per questo motivo decise di ritornare a Roma (1621) portando con sé le figlie. Nel 1630, invece, decise di stabilirsi a Napoli, dove rimase fino alla sua morte nel 1652.
Nel 1636 la pittrice realizza il San Gennaro nell’anfiteatro di Pozzuoli, dipinto che narra come il santo patrono di Napoli ed i suoi seguaci, attaccati da delle fiere, riescono ad ammansirle. Il quadro, molto voluminoso, è esposto ora nel Museo di Capodimonte a Napoli. Nel 1638 la donna raggiunse Londra dove il padre aveva iniziato la decorazione del soffitto della “casa delle delizie” a Greenwick. Nel 1639 Orazio Gentileschi morì e Artemisia fu invitata da Carlo I, grande mecenate, a restare a Londra. Il re, famoso estimatore d’arte, costruì una ricca collezione, preferendo pittori come Tiziano, lo stesso Gentileschi, il fiammingo Van Dyck e Artemisia di cui possedeva il quadro Autoritratto come allegoria della Pittura, dove la Pittura è rappresentata da una donna, con collana d’oro e ciondolo con maschera, che dipinge. La donna ha le sembianze della stessa Artemisia. Nel 1649, al suo ritorno nella capitale partenopea, strinse una collaborazione con Antonio Ruffo, collezionista messinese. Da alcune epistole ritrovate, si dedusse che era difficile per lei, nonostante la bravura e dimestichezza nel dipingere, rendere la sua pittura oggetto di interesse di personaggi illustri, con conseguente situazione economica instabile e insoddisfazione professionale.
Artemisia Gentileschi morì nel 1652 sola e poco considerata, avendo accanto le figlie Prudenzia e Francesca, tutte e due educate all’arte dalla madre. Nel 2001 è stata istituita a Roma una mostra dedicata a Orazio e Artemisia Gentileschi che, per l’enorme successo ottenuto, è proseguita a New York al Metropolitan Museum of Art e in seguito al Museum of Saint Louis

Federica Pansadoro

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Santa Prassede: gli albori della Roma cristiana

Eretta tra l’VIII e il IX secolo in via San Martino ai Monti, con altra entrata in via di Santa Prassede, la basilica fu dedicata alla santa, una delle figlie del senatore Pudente, convertito al cristianesimo per opera dell’apostolo Paolo. Si narra che la stessa Prassede desse ospitalità nella sua casa ai cristiani durante la persecuzione e raccoglieva il sangue fuoriuscito dalle loro ferite, conservandolo in un pozzo. Per questo motivo Prudente e le due figlie subirono il martirio. Le reliquie di Santa Prassede e Santa Pudenziana, sua sorella, furono conservate per onorarle, nelle omonime chiese a loro dedicate.
L’attuale chiesa di Santa Prassede fu edificata da Pasquale I per raccogliervi le reliquie dei martiri sepolti nelle catacombe di Santa Priscilla, per sottrarle al pericolo della dispersione durante l’assedio longobardo. A tre navate suddivise da colonne, la basilica presenta una serie di mosaici medievali posti a decorare il catino absidale, l’arco absidale e l’arco trionfale. Nella parte superiore del catino absidale, è stato raffigurato Cristo con le Sante Prassede e Pudenziana, gli apostoli Pietro e Paolo e il papa Pasquale I, nella parte inferiore invece i dodici Apostoli raffigurati come agnelli e Cristo, Agnello Pasquale. Presenti i quattro fiumi del paradiso terrestre, che si dirigono verso i quattro punti cardinali. Sull’arco absidale c’è sempre il Cristo, Agnello Pasquale, circondato da sette candelabri. Completano l’opera i quattro evangelisti con quattro angeli e ventiquattro vegliardi. Infine sull’arco trionfale troviamo sempre il Cristo con angeli, i dodici Apostoli, la Madonna con San Giovanni Battista e Santa Prassede. Le figure di Mosè e del profeta Elia ricordano l’Antico Testamento. Sullo sfondo la città di Betlemme. All’esterno della città, invece, gli eletti citati dal libro dell’Apocalisse.
Nella navata destra della basilica spiccano la Cappella del Crocifisso del XIII secolo, che ospita oltre alla tomba del Cardinale Pantaleone Anchier, un grande crocifisso ligneo, e il sacello di San Zenone, cappella risalente al secolo IX, interamente ricoperta da mosaici in stile bizantino. Era stata costruita seguendo l’architettura carolingia, da papa Pasquale I, perché si onorasse sua madre Teodora e San Zenone. All’interno di una nicchia, è stata posta la colonna della flagellazione di Cristo. Conservata in un’urna di vetro e bronzo, venne portata in Italia dal Cardinale Giovanni Colonna nel 1223. La cappella venne chiamata “Giardino del Paradiso” per la bellezza e sontuosità delle raffigurazioni. Continuando all’interno di Santa Prassede sul lato sinistro troviamo la Cappella Olgiati, commissionata nel 1583 dai banchieri comaschi Olgiati, che conserva i bellissimi dipinti posti sulla volta e realizzati dal Cavalier D’Arpino, e la cappella di San Carlo Borromeo del 1735. Durante i lavori di ripristino dell’aspetto medievale della basilica, svoltisi nel XIX secolo, la chiesa fu pavimentata in stile cosmatesco, cioè con tessere musive che raffigurano disegni geometrici tipici dei maestri cosmati, attivi fra il XII e il XIV secolo.

Federica Pansadoro

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“Prima e dopo Traiano”: a Roma l’oro dell’antica Dacia



Ha riscosso un notevole successo la mostra “”Ori antichi della Romania. Prima e dopo Traiano”, tenutasi presso i Mercati di Traiano a Roma dal 17 dicembre 2010 al 3 aprile 2011 e dedicata ai preziosi oggetti d’oro provenienti prevalentemente dalla Dacia (l’antica Romania) e ritrovati durante gli scavi degli anni Ottanta. L’esposizione di tesori, arredi liturgici e corredi funerari è stata allestita dal direttore del museo Nazionale di Storia di Bucarest (da cui provengono i reperti), Ernest Oberlander-Tarnoveanu, e da Lucrezia Ungaro, responsabile del museo dei Fori imperiali di Roma. Gli oggetti risalgono al periodo che va dall’età del Bronzo (XVII sec. a.C.) all’epoca bizantina (V-VI sec. d.C.): un ampio lasso di tempo in cui la lavorazione dell’oro è andata affinandosi grazie alla presenza delle ricche miniere della zona.
Tra i preziosi esposti si possono ammirare la collana di Hinova del secolo XII a.C., oggetto dal design attualissimo che ricorda una spirale, l’arredo liturgico Rhyton in argento e oro, un contenitore di liquidi adoperato durante le cerimonie religiose e proveniente da Poirona Mare, e i dodici bracciali spiraliformi di Sarmizegetusa mai mostrati prima in terra straniera, con incise palmette e teste di draghi alati risalenti al periodo tra il II e I secolo a. C.
Sono inoltre state esposte venti monete d’oro riportanti il nome del re Koson, unico esempio di numismatica dacica con incisa l’autorità emittente. Nel 1837 fu ritrovato il tesoro di Pietroasa, noto come “Gallina con i pulcini d’oro”, del V secolo d.C., rinvenuto da alcuni contadini residenti ad un centinaio di chilometri da Budapest. Tra gli oggetti più significativi appartenenti a questo tesoro si annoverano due fibule, spille in oro con figure di aquile stilizzate, realizzate presumibilmente per la casa reale visigota o ostrogota.
La location della mostra, all’ombra della colonna Traianea eretta a Roma per ricordare la conquista della Dacia, hha voluto evidenziare la relazione tra le culture dei popoli di Roma e della Romania. Sotto l’alto patronato del Presidente della Repubblica italiana e del Presidente della Romania, l’evento è stato promosso dal Ministero dei Beni e le Attività Culturali, dall’Ambasciata della Romania a Roma e dal Ministero degli Affari Esteri, in collaborazione con l’associazione culturale Zetema.

Federica Pansadoro

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